mercoledì 30 luglio 2014

EPISODIO 10: RAGAZZI, SONO UNA SEDIA - Juda Stronzelover

Rieccomi finalmente. Iniziamo con le giustificazioni per la prolungata assenza: potrei parlarvi della sessione estiva dell'Università degli Studi di Parma, potrei parlarvi del caldo, del freddo, dei miei mille impegni legati al teatro, alla musica, alla scrittura...ma in realtà le ragioni sono ben altre: dopo aver ricevuto lo splendido messaggio di Valentina Farci (Episodio 4: SUCCHIATI UNA MENTA) e dopo l'arresto per usura di Marco Marfé (Episodio 6: IL FRAGOLONE) avevo deciso che era meglio darsi alla macchia per un po'.
Ma è anche vero che le innumerevoli suppliche di amici  e followers che mi imploravano di aggiornare il blog alla fine hanno avuto la meglio. 

 

Detto ciò non potevo non condividere con voi questo favoloso brano: finalmente anche il genere rap entra a far parte della schiera dell'aura sanza tempo tinta delle canzoni brutte, o meglio dei Piccoli Capolavori Incompresi. Il nostro Juda Stronzelover è, a quanto pare uno youtuber professionista ma il web mi è avverso e non sono riuscita a documentarmi a sufficienza su questo genio dall'asse nella manica.  Bando alle ciance, ascoltiamo: Ragazzi, io sono una sedia:


Trascrivo qui il testo, scusandomi in anticipo se troverete qualche inesattezza e qualche lacuna, ma in assenza di fonti attendibili mi affido al mio orecchio: 

E' finita la commedia, ragazzi, io sono una sedia
non morirò di inedia, ragazzi, io sono una sedia
è una tragedia il fatto che non ci sia il mio disturbo sulla pagina di wikipedia
ora come si rimedia, ragazzi, sono una sedia

Fin dall'incipit veniamo immersi in una situazione paradossale: l'autore del brano ci rivela la sua natura. Sinceramente in questa strofa sono più piacevolmente sorpresa del corretto utilizzo del termine inedia che della singolare metamorfosi che, d'altra parte, farebbe impallidire - olttre a Kafka - anche Ovidio, Apuleio, la scopa di una proverbiale puntata dei Griffin e Lady Gaga.

Forse sarà successo prendendo qualche medicina
che come Kafka mi son svegliato strano una mattina
non ero però uno scarafaggio
ma una bella sedia in legno di faggio
Con me una donna non può più accomodarsi
Ora i familiari mi usano per accomodarsi
ma se mi spacco la prospettiva è migliore
perché senza mutua il falegname costa meno del dottore

Come il Gregor kafkiano, il nostro eroe si sveglia e si accorge di aver cambiato aspetto: la constatazione della sua nuova natura lo porta subito a ridimensionare i rapporti interpersonali e si scontra con la drammatica quotidianità della sua nuova condizione. A voler essere degli acuti esegeti, poi, potremmo cogliere una sottile critica sociale nel verso senza mutua il falegname costa meno del dottore, ma la pigrizia mi vieta di approfondire la cosa e poi mi verrebbe troppo difficile collocare Juda in una prospettiva engagée.
Capirai bene che evito le seghe
mi possono rappresentare al museo delle cere
non sono il cattivo, mi chiaman Gambadilegno
mi  impegno con l'ingegno ma la mia testa è di legno
nel cervello ho davvero segatura
mi vogliono in terapia per una seduta
ed annoiarmi lì non è una buona scusa
perché sono uno che se si stufa si brucia
Sopra di me la capra campa,
sotto di me crepa manco fossi una panca, chi manca?
aggiungi un posto a tavola
volevo esser come --- , mi monti dalla scatola

Il nostro rapper-sedia deve dunque cercare di dare una nuova dimensione alle sue relazioni sentimentali e, come se non bastasse, si fanno più complicati anche i rapporti con il sé (evito le seghe) e questo stadio di frustrazione sessuale comporta un calo di autostima (nel cervello ho davvero segatura) che potrebbe sfociare in turbe psicologiche (mi vogliono in terapia per una seduta - e non credo che ci sia bisogno di sottolineara la bellezza retorica di quest'ultimo termine nella sua polivalenza). Ha dunque bisogno di trovare un punto fermo (ossia non "mobile" - risata copiosa- ndR) nella sua nuova vita.

Mi rassetto (la guerra)
mi assetto (ho quattro gambe)
ti spacco il setto, poi il retto
ti siedi scomodo,
se ci sono io non puoi più fare il tuo comodo
sono un personaggio scomodo 
adesso (che cazzo vuoi) non mi serve più playboy
fanculo i night club: l'idea (fanculo)
è che ora vado a vedere le sedie nude all'ikea (sei grassa).

Nonostante la difficile riappropriazione dell'identità possa scatenare aggressività (ti spacco il setto, poi il retto), la strada verso l'accettazione di sé è in discesa una volta risolto, in maniera geniale e voyeristica il problema dell'appetito sessuale.

Non sederti, mi sbricioli
specie se nella tasca hai un sacco di spiccioli
ai piedi gommini contro gli sdruccioli
il mio corpo non va ma vado di corpo e cago trucioli
Ma ho ancora atteggiamenti simili agli uomini
e cerco di possedere beni mobili
e vicino a un puttanone non sto per attrazione
perché ora non sniffo coca ma silicone
E se mi si staccasse un pezzo per un incidente sfortunato
lo sostituirei con un metallo pregiato
mi chiederesti: "E il legno? Sei cambiato"
quello è stato compensato

 Approfondiamo il rapporto del nostro accomodante amico con tutti gli aspetti della sua nuova vita, anche quelli che avremmo preferito non conoscere come le sue truciolate post-caffè e sigaretta e il suo insano rapporto con il silicone. Tuttavia gioiamo insieme a lui per il suo folgorante ottimismo, persino in caso di disgrazie, il nostro sa come risollevarsi e "ri-compensarsi."









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