domenica 30 novembre 2014

Episodio 13 : SUPERGESU' - Sabaoth Kids

Ragazzi miei, lasciatevelo dire, la musica brutta è davvero in ogni dove. Lei ti conosce meglio di chiunque altro, sfrutta le tue debolezze, si annida nei tuoi timpani ed è sempre pronta a rimbalzarti nella testa come una pallina da ping pong. C'è gente che crede di poterLe sfuggire: compra solo cd di Bob Dylan o Cat Stevens o Frank Sinatra, si sintonizza solo su Virgin Radio, nei negozi di articoli musicali evita tutti i reparti che non siano CLASSICA o JAZZ, disdegna i talent show canori, ha disinnescato gli ordigni nostalgici di Radio Italia Solo Musica Italiana o di tutti quei "The best of" seguiti da una decade a caso di cui sono pieni gli autogrill, evita persino di guardare le serie tv italiane perché di punto in bianco potrebbe spuntare una canzone romantica di Baglioni o Masini. Ragazzi miei...ci sono passata anch'io, ho cercato di seguire il protocollo di sicurezza...e non è servito a niente. Lei è ovunque, sa dove trovarti e sa come non lasciarti più. A volte si serve di mezzucci meschini: ritmo martellante, tematiche importanti, messaggi edificanti, vocine di adorabili bimbetti... tutto questo e molto di più lo troveremo nella canzone che vi propongo oggi.


Si tratta di "Super Gesù", un brano scritto nel 2013 da Franco Muggeo e Andrea Mercurio, in arte Sabaoth Kids e che vuole aiutare la generazione dei più piccoli ad approcciare alla gioiosa presenza di Gesù nelle loro vite. Non dico altro. Ascoltiamola:


Franco Muggeo e Andrea Mercurio
Franco Muggeo e Andrea Mercurio

Non capisco perché
Se ho bisogno di una mano
Non c'è mai Superman
E Batman è troppo lontano
Non mi sente, che strazio
Il robot del mio disegno
Se ne sta nel suo spazio
Coi Gormiti ha un altro impegno

E' un mondo difficile diceva Tonino Carotone, ed aveva ragione: non si sa più a che santo votarsi o a che supereroe. Superman è scomparso...forse qualcuno lo ha fatto fuori come successe al suo collega Spiderman qualche anno fa, sarà stata colpa della mala, della pubblicità, delle industrie di caffè...chissà. Batman è sempre lontano...ed in effetti non c'è neanche uno straccio di volo rayanair che colleghi Gotham city con qualche capitale europea, per non parlare di Robot e Gormiti che tra social network e rimpatriate varie a cui presenziare non hanno un attimo di tempo per risolvere i problemi dell'Umanità.

Perché questi finti eroi
Stanno solo nella TV
Ma il più grande è in mezzo a noi
Prega e arriva Super Gesù

Ecco svelato il trucco, cari bambini: questi personaggi in abiti colorati e attillati non sono dei veri eroi, sono solo dei finti idoli inventati dai fumettisti e dagli sceneggiatori per poter far sì che le vostre mamme impazziscano quando chiedete piangendo di mangiare solo con il cyber-cucchiaio di  Tizio o di bere solo nel mega-biberon di Caio o quando iniziate a fare delle scenate isteriche perché il vostro compagno ha lo zainetto ultra-spaziale di Sempronio mentre a voi è stato rifilato un banalissimo zainetto senza neanche un puntatore laser. Non fidatevi del becero consumismo: l'unico vero eroe è Super Gesù, quindi ora potrete ricominciare i vostri capricci su basi più serie: potreste, ad esempio, piangere a squarciagola finché vostra madre non vi darà il permesso di dormire insieme ad un asino e ad un bue.

Super Gesù pensaci Tu
Tu che puoi tutto in un secondo
Super Gesù pensaci Tu
A salvare questo mondo
Non ha più scampo il nemico
Con Gesù il mio grande amico
Ha già distrutto il cattivo
È imbattibile, è vivo

Bambini, dimenticate tutte quelle questioni del amare i propri nemici e del porgere l'altra guancia, ormai è acqua passata: ora ci pensa Super Gesù ai nemici e ai cattivi.  Se i vostri nemici sono astemi il vostro eroe trasformerà le loro bottiglie di minerale in decanter di Montepulciano, può resuscitare gli zombie, può farvi moltiplicare i panini col tonno quando a ricreazione avete ancora fame e può fare ancora molto, molto altro.

Non capisco come mai
Ce li ho sempre qui tra i piedi
Ma quando sono in mezzo ai guai
I Power Rangers non li vedi
E se cerco le fate
Quelle Winx hanno potere
Ma son sempre occupate
Con il trucco o il parrucchiere

Ragazzi chi l'avrebbe mai detto. Cos'hanno in comune i Power Rangers, le biro e le forcine per capelli? Il fatto di scomparire sempre nel momento del bisogno. Tsk...e pensare che me li ricordavo abbastanza appariscenti e sgargianti! Per non parlare delle Winx: non ci sono più le fate di una volta, quelle con i capelli turchini e con le zollette di zucchero a portata di mano per convincerti a mandar giù la medicina. Ormai anche loro sono schiave degli stereotipi offerti dei media e passano le giornate a farsi belle. Ed è già tanto se non le ritroviamo in qualche puntata di Uomini e Donne.


Gesù aiutami (preghiera potente)
Gesù mi salverà (fede spaziale)
Quello è troppo cattivo (abbraccio d'amore)
Mi sento un po' in colpa (perdono totale)

Questa strofa è un piccolo gioiello del trash. E' così bella che ogni mia spiegazione sarebbe inutile e persino fuori luogo. Fossi in voi mi limiterei a ridere copiosamente ascoltando l'elenco dei super poteri pronunciato da una voce minacciosa. Io mi ritiro ad espiare le mie colpe....anche se confido nel PERDONO TOTALE!


lunedì 17 novembre 2014

Episodio 12: BOCCIOFILI - Dargen d'Amico, Fedez, Mistico

Ammettiamolo: nel mondo del trash c'è una linea di pensiero che distingue il trash autentico, quello involontario, da quello costruito. Il confine tra questi due mondi è molto sottile e spesso è complicato decidere a quale categoria possa appertenere un pezzo. Se però pensiamo a gente come Drudi o Immanuel Casto o Sabrina Musiani è chiaro che siamo di fronte a qualcuno che VUOLE fare trash mentre se pensiamo alla Tatangelo, alla Lecciso o a Jo Squillo intuiamo che la loro intenzione originaria era fare Pop o Punk e si sono ritrovate, loro malgrado, a diventare icone trash. Questa noiosa premessa serviva a giustificare la mia scelta di oggi. E' chiaro che siamo di fronte ad un brano che è un piccolo gioiello di quel trash fortemente ricercato, voluto e degnamente ottenuto.


Stiamo parlando di un brano del rapper Mistico dal didascalico titolo Esci le bocce, e in seguito riarrangiato e reinterpretato dalla triade Dargen d'Amico, Fedez e lo stesso Mistico. Secondo me un capolavoro esemplare di trash-music degli anni 2000: ritornello martellante, video in cui tutti inspiegabilmente ballano languendo e tette&culi ovunque (anche se qui si propende per le tette). Ascoltiamola:

BOCCIOFILI

Fai come l'ortolano
Fai come l'ortolano
Fai come l'ortolano
Fai come l'ortolano…ano..ano..


L'intro del brano sembra suggerirci una di quelle perle di saggezza ataviche che inneggiano alla semplicità della vita o alla bellezza dei mestieri di una volta...e invece già l'eco di ortolano ci fa intuire immediatamente che dovremmo cambiare chiave di lettura.

Quando ti vedo vado 
fuori di testa e sbrago
prima ti bacio e
poi ti spiego il perché
oh mamma masciarona oh mamma ma madonna
oh mamma ma tocco con mano come Maradona
tu sei una fuori classe
nel ballo sulle casse
fai l'onda con la schiena,
catalizzi la scena
la luna ci abbandona
e il sole ci incorona
il mattino ti dona
mostra quanto sei buona

Partiamo dall'affascinante evoluzione dall' uomo che non deve chidere mai all' uomo che prima ti bacia e poi ti spiega il perché che a mio parere rappresenta uno degli esempi più riusciti di "lirismo macho" degli ultimi tempi, passiamo poi a cogliere le citazioni musicali come quella di My Sharona dei The Knack e della regina del Pop e soffermiamoci infine sul verbo più poetico di tutta la strofa, l'incoronarci del sole...immagine senza dubbio evocativa e affascinante ma che forse, in un contesto di donne seminude, feste strane con tanto di oli, portafogli e cashi potrebbe anche ricondurre al cognome di un noto fotografo, signore assoluto dei rotocalchi di tutti i colori della cronaca. Ma questo è -per quanto affascinante- solo uno spunto per ulteriori analisi.

Mettimi questi meloni in mano
fai come l'ortolano
che non ne posso più di andare piano
esci quelle bocce che le voglio
cospargere con l'olio
ho voglia di svuotarmi il portafoglio

A differenza del fragolone di Marco Marfé qui direi che la metafora ortofrutticola risulta di facile comprensione. Quello che potrebbe turbarmi è la confusione circa la transitività o intransitività del verbo uscire ma qui non basterebbero chili e chili di crusca per arginare il problema - in più non dimentichiamoci che si tratta di rap e inserire anacoluti nelle canzoni rap fa sempre il suo effetto naturalistico/fico/parlacomemagni. Altra questione irrisolta è il rapporto tra l'olio e il portafoglio. Cioè, quello che mi turba non è la falsa-rima, intendiamoci, ma il fatto che la ragazza in questione sia sedotta con il denaro. Un po' come in quei filmini porno in cui il tipo incontra alla fermata del bus una ragazza avvenente, le mostra delle banconote che lei prende e si spoglia. (Attenzione: il porno nella stargrande maggioranza rappresenta ciò che gli uomini vorrebbero, non quello che avverrebbe sul serio in quel contesto... quindi, queste cose evitatele...dai, su...siamo seri).

Entro nel locale e loro sono lì con te
mi guardano con gli occhi
di chi vuole un tête-à-tête
mi chiedo se c'è un corso di danza per décolleté
perché le tue tette ballano
molto meglio di te
rime per metà serie e per metaforiche
tra meloni di plastiche e verdure macrobiotiche
guarda che capisco le esigenze fisiologiche
non giri mezza nuda
hai le tette claustrofobiche
beviti un cocktail che tutto passa
non sono come gli altri sono sensibilissimo
ti vedi brutta ti vedi grassa?
non ti preoccupare ci vedi benissimo

In realtà questa è la mia strofa preferita per tante ragioni: 1) l'uso dei francesismi (tête-à-tête, décolleté), che in una canzone un po' sconcia hanno una loro importanza 2) Il passaggio dal denaro all'alcool come mezzo di conquista (che mi sembra moralmente più elevato) 3) L'accenno ad una serie di problematiche più profonde: L'uso smodato e snaturalizzante della chirurgia plastica (meloni di plastiche), l'insicurezza di fondo di chi mostra il proprio corpo in cerca di conferme e di approvazione (non giri mezza nuda hai le tette claustrofobiche), il cliché della ragazza che cerca l'uomo sensibile (sensibilissimo) in un contesto in cui la parola sensibilità può esistere al massimo su una confezione di profilattici extra-sottili ma, soprattutto, dulcis in fundo, 4) la battutaccia politically incorrect che fa ridere persino me che frasi simili le ho stoicamente incassate più volte.

Sia quando parli sia quando balli
hai la folla intorno
come in combattimenti dei galli
e se mi fissi a lungo
tiro dentro la pancia
e se mi chiedi il peso,
mento, falso in bilancia
ciao sono entrato in lista
perché conosco il barista
ma se me ne versa un altro
mostro la mia dieta in pista
di sobrio ho solo il vestito,
non saprei centrare un buco
andiamo a letto con l'aiuto delle mappe di Google

Questa è a mio parere la strofa più ermetica di tutto il brano. Una serie di immagini poetiche si concatenano senza apparente senso logico: galli su un ring, nutrizionisti in crisi, crisi economiche e incapacità geografiche e amatorie. Ma un dubbio su tutti mi attanaglia la mente: come si mostra la propria dieta in pista? Si accettano esegesi al riguardo.


E se davvero non ti piaccio
berremo fino al punto che
ti sembrerò Gabriel Garko
e tu mi sembrerai Belen
e se i meloni non li esci
e la patana men che mai
ridammi subito i mie cashi
ci pagherò il canone rai

In tutte le canzoni, che siano testi di cantautori engagé o di aspiranti trashisti, arriva il momento clue: il messaggio morale. Quasi sempre questo compito è affidato ad una parte della canzone - chiamata ponte o bridge o pre-ritornello - che si discosta un attimo dalla struttura della canzone e ne racchiude l'essenza. In questo caso è chiaro che siamo di fronte ad una dissertazione sulla perdita dell'individualità dell'essere umano in un mondo di divinità cinematografiche e televisive: i fantasmi di Garko e Belen si annidano nel nostro animo a ricordarci la nostra inadeguatezza nei confronti del mondo e la società contemporanea ha deciso di reagire a questi stimoli in due modi (se si eccettuano le gare di like facebookiane): uno è ovviamente l'alcool (berremo fino al punto che) e l'altro è l'onnipresente Dio Denaro (cashi). Ma, ragazzi, questa triste storia ha un lieto fine. Se pensiamo, infatti, che nessuno paga il canone Rai, ne deduciamo tranquillamente che di patane se ne escono parecchie.

mercoledì 15 ottobre 2014

Episodio 11: SKIZZO SKIZZO - Jo Squillo

Parlando di musica una delle domande ricorrenti è : " E tu che genere ascolti?". Spesso la risposta a questa domanda sarà determinante ai fini delle vostre relazioni perché il mondo della musica è un continuo guardarsi in cagnesco: c'è il rockettaro che snobba il rapper; c'è il metallaro che disdegna il grunge; ci sono tutti gli altri che maltollerano i neomelodici; c'è l'hipster che disdegna tutto il cucuzzaro e così via...e invece ragazzi...il mondo della brutta musica è un fantastico esempio di democrazia: tutti i generi possono vantare una canzone brutta. Persino il punk, genere fico per eccellenza, ci regala delle emozioni da brivido (e da convulsioni).


L'artista di cui parleremo oggi è un'icona del trash, la donna che oltre alle gambe ha un universo immenso e più....Jo Squillo. Forse non tutti sanno che la nostra diva ha esordito negli anni '80 tondi tondi con una band dal nome catartico, le Kandeggina Gang e che dopo appena un anno decide di spiccare il volo da sola...e lo fa con questo pezzo:

 
SKIZZO SKIZZO

Squillo squillo
Sono io

Skizzo skizzo
Squilla squilla
Sono io
Squilla squilla

 Tanto per cominciare mi sembra interessante notare l'uso della K che a quanto pare dava un tocco trandy già agli albori degli anni '80 e che in questo brano è funzionale a creare(insieme al suono Q) un'allitterazione dura, quasi metallica, aggressiva e violenta fin dal principio del brano che vuole essere una drastica rottura con il modo di fare musica degli anni precedenti. Anche il montaggio del videoclip è frenetico e volutamente poco fluido al fine di destabilizzare il fruitore ancora poco abituato ad Mtv. Curiosa l'autocitazione dell'autrice che ci ricorda il suo brillante nome d'arte (come se potessimo dimenticarcelo).

Sempre in giro per la città
Un pò di qui un pò di la
A stare in mezzo a questa sfilata
 mi sento un po' imbarazzata

 Mentre si lancia in un balletto che neanche i ballerini di tip tap o le testimonial delle Lelly Kelly, la nostra artista chiarisce il significato del suo brano: vuole raccontare la dinamicità e l'effervescenza della sua epoca... Sorprende un po' l'utilizzo dell'aggettivo imbarazzata perché se avesse sul serio provato un po' di imbarazzo credo che avremmo perso gran parte della sua eccellente produzione discografica. L'uso improprio della preposizione a, però, ci riporta alla dimensione trasgressiva del testo. (la Squillo se ne infischia dell'uso delle preposizioni semplici...fuck yeah!)

Mi guardan tutti come se fossi una matta
Ci tengo proprio ad esser diversa
Non sono capace di stare normale
Non voglio infilare un vestito nuziale

 A questo punto potremmo chiederci dove vuole andare a parare questa volontà di rottura degli schemi, questa frenetica energia punk-rock, questo anelito di libertà...ebbene, a quanto pare la Squillo si ribella al matrimonio (che detta così ha una sua coerenza interna) , rifiuta le istituzioni e la banalità dell'omologazione , vuole spostare il confine tra normalità e follia. 

Squillo squillo
Sono io
Squillo squillo
I am free
Squillo squillo
I am me
Squillo squillo


La canzone apparentemente si conclude come è iniziata ma in realtà notiamo la volontà di aprire la musica italiana all'internazionalizzazione. Parole anglofone fanno capolino tra uno squillo e l'altro. Il ritmo resta martellante e adorabilmente beat-punk. Il brano è finito ma i gridolini isterici della cantante resteranno ancora per un po' a farvi compagnia...

mercoledì 30 luglio 2014

EPISODIO 10: RAGAZZI, SONO UNA SEDIA - Juda Stronzelover

Rieccomi finalmente. Iniziamo con le giustificazioni per la prolungata assenza: potrei parlarvi della sessione estiva dell'Università degli Studi di Parma, potrei parlarvi del caldo, del freddo, dei miei mille impegni legati al teatro, alla musica, alla scrittura...ma in realtà le ragioni sono ben altre: dopo aver ricevuto lo splendido messaggio di Valentina Farci (Episodio 4: SUCCHIATI UNA MENTA) e dopo l'arresto per usura di Marco Marfé (Episodio 6: IL FRAGOLONE) avevo deciso che era meglio darsi alla macchia per un po'.
Ma è anche vero che le innumerevoli suppliche di amici  e followers che mi imploravano di aggiornare il blog alla fine hanno avuto la meglio. 

 

Detto ciò non potevo non condividere con voi questo favoloso brano: finalmente anche il genere rap entra a far parte della schiera dell'aura sanza tempo tinta delle canzoni brutte, o meglio dei Piccoli Capolavori Incompresi. Il nostro Juda Stronzelover è, a quanto pare uno youtuber professionista ma il web mi è avverso e non sono riuscita a documentarmi a sufficienza su questo genio dall'asse nella manica.  Bando alle ciance, ascoltiamo: Ragazzi, io sono una sedia:


Trascrivo qui il testo, scusandomi in anticipo se troverete qualche inesattezza e qualche lacuna, ma in assenza di fonti attendibili mi affido al mio orecchio: 

E' finita la commedia, ragazzi, io sono una sedia
non morirò di inedia, ragazzi, io sono una sedia
è una tragedia il fatto che non ci sia il mio disturbo sulla pagina di wikipedia
ora come si rimedia, ragazzi, sono una sedia

Fin dall'incipit veniamo immersi in una situazione paradossale: l'autore del brano ci rivela la sua natura. Sinceramente in questa strofa sono più piacevolmente sorpresa del corretto utilizzo del termine inedia che della singolare metamorfosi che, d'altra parte, farebbe impallidire - olttre a Kafka - anche Ovidio, Apuleio, la scopa di una proverbiale puntata dei Griffin e Lady Gaga.

Forse sarà successo prendendo qualche medicina
che come Kafka mi son svegliato strano una mattina
non ero però uno scarafaggio
ma una bella sedia in legno di faggio
Con me una donna non può più accomodarsi
Ora i familiari mi usano per accomodarsi
ma se mi spacco la prospettiva è migliore
perché senza mutua il falegname costa meno del dottore

Come il Gregor kafkiano, il nostro eroe si sveglia e si accorge di aver cambiato aspetto: la constatazione della sua nuova natura lo porta subito a ridimensionare i rapporti interpersonali e si scontra con la drammatica quotidianità della sua nuova condizione. A voler essere degli acuti esegeti, poi, potremmo cogliere una sottile critica sociale nel verso senza mutua il falegname costa meno del dottore, ma la pigrizia mi vieta di approfondire la cosa e poi mi verrebbe troppo difficile collocare Juda in una prospettiva engagée.
Capirai bene che evito le seghe
mi possono rappresentare al museo delle cere
non sono il cattivo, mi chiaman Gambadilegno
mi  impegno con l'ingegno ma la mia testa è di legno
nel cervello ho davvero segatura
mi vogliono in terapia per una seduta
ed annoiarmi lì non è una buona scusa
perché sono uno che se si stufa si brucia
Sopra di me la capra campa,
sotto di me crepa manco fossi una panca, chi manca?
aggiungi un posto a tavola
volevo esser come --- , mi monti dalla scatola

Il nostro rapper-sedia deve dunque cercare di dare una nuova dimensione alle sue relazioni sentimentali e, come se non bastasse, si fanno più complicati anche i rapporti con il sé (evito le seghe) e questo stadio di frustrazione sessuale comporta un calo di autostima (nel cervello ho davvero segatura) che potrebbe sfociare in turbe psicologiche (mi vogliono in terapia per una seduta - e non credo che ci sia bisogno di sottolineara la bellezza retorica di quest'ultimo termine nella sua polivalenza). Ha dunque bisogno di trovare un punto fermo (ossia non "mobile" - risata copiosa- ndR) nella sua nuova vita.

Mi rassetto (la guerra)
mi assetto (ho quattro gambe)
ti spacco il setto, poi il retto
ti siedi scomodo,
se ci sono io non puoi più fare il tuo comodo
sono un personaggio scomodo 
adesso (che cazzo vuoi) non mi serve più playboy
fanculo i night club: l'idea (fanculo)
è che ora vado a vedere le sedie nude all'ikea (sei grassa).

Nonostante la difficile riappropriazione dell'identità possa scatenare aggressività (ti spacco il setto, poi il retto), la strada verso l'accettazione di sé è in discesa una volta risolto, in maniera geniale e voyeristica il problema dell'appetito sessuale.

Non sederti, mi sbricioli
specie se nella tasca hai un sacco di spiccioli
ai piedi gommini contro gli sdruccioli
il mio corpo non va ma vado di corpo e cago trucioli
Ma ho ancora atteggiamenti simili agli uomini
e cerco di possedere beni mobili
e vicino a un puttanone non sto per attrazione
perché ora non sniffo coca ma silicone
E se mi si staccasse un pezzo per un incidente sfortunato
lo sostituirei con un metallo pregiato
mi chiederesti: "E il legno? Sei cambiato"
quello è stato compensato

 Approfondiamo il rapporto del nostro accomodante amico con tutti gli aspetti della sua nuova vita, anche quelli che avremmo preferito non conoscere come le sue truciolate post-caffè e sigaretta e il suo insano rapporto con il silicone. Tuttavia gioiamo insieme a lui per il suo folgorante ottimismo, persino in caso di disgrazie, il nostro sa come risollevarsi e "ri-compensarsi."









mercoledì 11 giugno 2014

Episodio 9: SUPERGAY - Sonia Argento


Dopo la lunga pausa dovuta all'inizio della sessione estiva di esami universitari, possiamo riprendere i nostri appuntamenti con i PCI (Piccoli Capolavori Incompresi). In particolare oggi ho deciso di regalarvi questa perla di Sonia Argento. No, purtroppo non è parente di Dario e Asia ma tranquilli: una certa dose di terrore e brividi la scatena anche lei. 


Vi avevo già accennato al rapporto morboso tra la musica anni '80 e l'omosessualità e in particolare con la parola gay che era la parola-jolly da utilizzare come valido riempitivo metrico. Questa canzone però va oltre: fonde questa ossessione a quella per la Marvel e a conclusioni di Esopiana memoria e ciò che salta fuori è qualcosa di intensamente passionale e lievemente imbarazzante. Ascoltiamo Supergay:


Già ti filo da un po’, lo sai che mi va
Che strafico che sei, chissà se ci stai
Supergay ma chi sei?
Io vorrei agganciarti, ma parli con lui
poi tieni insieme l’amico, se proprio lo vuoi
Supergay che farei…

 Ricordiamoci che sono gli anni '80 e i rapporti tra i sessi sono già passati attraverso il '68 e le rivoluzioni culturali, ora la donna può sentirsi libera di farsi cacciatrice e non preda e quando è lei ad agganciare la caccia è più spregiudicata e non fa troppa attenzione alle convenzioni dell'amore biunivoco (poi tieni insieme l'amico se proprio lo vuoi). Dal punto di vista strettamente testuale notiamo che, anche se i versi non sono sempre perfetti nelle quantità sillabiche, la struttura è quella di due endecasillabi seguiti da un settenario per la strofa mentre per il ritornello il rapporto si inverte e abbiamo due settenari seguiti da un endecasillabo. Nella strofa osserviamo l'uso insistente dei monosillabi (già, ti, da, un, po', lo, sai, che, mi, va, ma, se, lui, io ecc..) che sono funzionali ad un ritmo martellante e cadenzato.

Per amarti che farei
Per averti che farei
Per amarti un’ora sola che farei
Per averti che farei
anche il sesso cambierei
Per amarti un’ora sola Supergay

 Il ritornello monorimico si apre ad una vera e propria dichiarazione di amore e passione e abbiamo il classico topos dell'"ora sola", tanto caro ai Matia Bazar degli anni d'oro (Per un'ora d'amore), o a Francesco Renga (Un'ora in più)...forse tutto merito dell' evergreen di Umberto Bertini, Un'ora sola ti vorrei passato attraverso varie corde vocali e reso celebre dalla Vanoni e da Giorgia. E qui potrebbe partire un discorso sui falsi miti lanciati dalla musica leggera che contribuiscono alla frustrazione di quelle persone che in quell'ora hanno anche il tempo di risolvere un sudoku dopo la sigaretta o di leggere Guerra e Pace. Ad ogni modo la punta lirica dell'intero brano è quel anche il sesso cambierei che rappresenta la prova d'amore suprema. L'essere disposti a rinuciare a se stessi pur di amare l'altro.

Come inventare una scusa per parlarti un po’
fisso i tuoi occhi da gatto selvaggio e lo so
Supergay che vorrei…
oggi son tutta stravolta e rido anche un po’
sbaglio soltanto a pensarci non dirò di no
Supergay ti vorrei…
 Ora ho capito mi guardi e poi ridi con lui
e ti avvicini e mi dici che cavolo vuoi
Supergay ma chi sei?

Il corteggiamento procede tra titubanze e sguardi complici. Noi intanto immaginiamo la scena di una ragazza che fissa con fare ammiccante un ragazzo che è già in tenera compagnia e ciò non ci lascia presagire nulla di buono. Ed ecco che la disfatta amorosa si presenta in tutta la sua crudeltà: la ragazza in questione viene malamente respinta e addirittura derisa. I sogni voluttuosi di lei sono costretti a scontrarsi con le di lui preferenze: per lei pene d'amore, dunque, per lui pene e basta.

Che credevi Supergay?
Che pensavi Supergay?
Che volevo veramente Supergay?
Pensa quello che sarei!
Non sei quello che vorrei!
Vai a giocare col tuo bello Supergay!
Che pensavi Supergay?
Che credevi Supergay?
Che volevo veramente Supergay? 

Ed eccoci alla reazione di una donna respinta che nasconde le ferite che le dilaniano l'orgoglio negando questa sua passione: vai a giocare col tuo bello supergay. Non tutte le storie d'amore hanno un lieto fine, ma Sonia Argento ci insegna che vale la pena rischiare soprattutto se il soggetto in questione è qualcosa che somiglia a questo: http://www.lastampa.it/2011/07/07/blogs/over-game/supergay-il-supereroe-piu-omosessuale-che-ci-sia-dB7Gpjt301fX0pD2KgbvVP/pagina.html

giovedì 15 maggio 2014

Episodio 8: STELLA STAI - Umberto Tozzi

Questo blog nato da poco ha suscitato, nel suo piccolo, diverse curiosità ma la domanda che mi è stata rivolta più spesso in questi mesi è stata : "COME FAI A TROVARE QUESTE CIOFECHE DI CANZONI?". Questo in realtà mi lascia perplessa perché nella maggiorparte dei casi si tratta di canzoni che hanno segnato un'epoca o che comunque hanno avuto un certo successo...e questo mi porta a riflettere su quanto siano cambiati in questi decenni i gusti del pubblico e le loro aspettative nei confronti della musica leggera che, forse come poche altre arti, si fa portavoce di una certa sensibilità collettiva.



Ma ad attraversare imperturbabile ed imperturbato tutti i decenni caldi del trash c'è lui:  l'uomo che lavora piano con la mano, l'uomo che si trucca un po', l'uomo che abbraccia le donne che stirano cantando... UMBERTO TOZZI. La canzone che vi propongo oggi è Stella Stai...canzone-tormentone dell'estate 1980, manifesto di innovazione linguistica e sperimentazione musicale ma anche di innovazione musicale e sperimentazione linguistica. Ascoltiamola.


E ora lanciamoci nell'immane sforzo di comprenderla.

 Stai, stella stai su di me, questa notte come se
fosse lei, fosse Dio, fosse quello che ero io
Polaroid, stella stai, dolce vento di foulard visto mai, visto mai
che mi sospiri di più, che mi sospiri di blù. 

Quello di paragonare la donna amata a degli astri è un cliché tipico della letteratura fin dalle sue origini e anche quella della donna-angelo che sublima l'essenza religiosa del poeta (fosse Dio) è una cosa già sentita...ma qui il grande interrogativo è un altro: perché LEI dovrebbe sospirare LUI di BLU? Uno sforzo di astrazione potrebbe spiegare il sospiro blu in virtù di una sinestesia ma resterebbe il mistero dell'improvvisa resa transitiva di un verbo intransitivo. Affascinante è invece l'immagine del vento di foulard che ci fa immaginare un foulard al collo di una donna che si libra sensualmente nell'aria. Peccato che questo effetto poetico non possa essere catturato dalla polaroid.

Stai stella stai come lei meno donna e un po' più gay
chi lo sa, tanto sei la mia stella, stella stai
corpo a forma di esse, dolce piede sul mio gas, quando
vo', quando sto,
per sospirarti di più per sospirarti di blù.

Purtroppo non ho vissuto gli anni '80 (se non per qualche mese in cui comunque non ero particolarmente recettiva) ma da quello che mi sembra di ricavare dalle canzoni dell'epoca, posso dire che o erano degli anni di profondi introspezione legata alla sfera dell'identità sessuale oppure si era capito che il monosillabo "gay" poteva essere facilmente usato come riempitivo nella costruzione di un verso. Altrimenti molte cose non si spiegano. Molto affascinante invece il fatto che la sinuosità del corpo femminile assuma proprio la forma di una S che percorre in maniera allitterante tutto il testo. (anche un po' a caso devo dire).


Sì sì sì sì sì sì.
stai stella stai finchè c'è nei suoi occhi un S.O.S.
chi mi dà brividi tipo quando al sole stai,
e la vuoi e ti vuoi e non dormiresti mai,
stella stai stella tu,
per sospirarti di più, eh eh
per sospirarti di blu, stai, stai, stai, stai, stai. 

Generalmente mi propongo di approcciare a questi test con un certo rigore filologico ed esegetico ma il quarto rigo di questa strofa mi rende la cosa molto difficile: CHE COSA VUOLE STA POVERA RAGAZZA CHE PRENDE IL SOLE? E poi perché SI VUOLE? E' forse una citazione alla coeva canzone di Amanda Lear che abbiamo visto insieme qualche giorno fa? Mistero!!!

Colorando il cielo del sud
chi viene fuori sei tu, sei tu,
colorando un figlio si può
dargli i tuoi occhi se no, se no,
che torno a fare a questa porta,
voglio tenerti fra le mie
braccia, altrimenti torno a lei, lo sai,
per questo stella stai.
scivola scivola scivola scivola
scivola scivola scivola scivola

Se lasciamo da parte l'immagine molto enigmistica della donna che che appare colorando il cielo notiamo che il topos della coppia che immagina la prole effettivamente ha una sua forza espressiva...basti pensare alla gente che si è innamorata cantando "le nostri liti sui capelli e gli occhi immaginando un figlio/ tu disegnavi pure il suo profilo e poi strappavi il foglio". Sinceramente, però, mi turba l'enjambement testuale e la cesura musicale di le mie braccia (che da quasi l'effetto di un'amputazione).

Eh ciao Canadà te ne vai in bicicletta che non sa
darmi altro che guai ma ho bisogno anche di te
stella stai su di me, questa notte su di me .
stella stai stella tu
per sospirarti di più eh eh
per sospirarti di blù.

Se volessimo dare un'interpretazione letterale a questa strofa dovremmo immaginarci il Canada che inforca una bicicletta malandata mente l'autore è sovrastato (o cavalcato a voler essere maliziosi) da una stella che causa sospiri blu (che poi per molti è anche il colore delle erezioni).  Sono certa però che tutto possa assumere un valore simbolico e ricevere un significato di senso compiuto, ma purtroppo non sono in grado di scoprirlo.


giovedì 1 maggio 2014

Episodio 7: HO FATTO L'AMORE CON ME - AMANDA LEAR

Oggi è il primo maggio, festa dei lavoratori e ovviamente non ho nessuna intenzione di passare per stacanovista... ma questa canzone dovevo farvela ascoltare per forza, e lo faccio proprio oggi perché stavolta il brano non ha bisogno di alcuna analisi, quindi mi rende coerente con la nullafacenza che abbiamo il diritto di far vigere oggi.

Era il 1980 e la decade che si sarebbe rilevata un capolavoro trash nasceva accompagnata da questo fatasmagorico brano scritto da Cristiano Malgioglio e interpretato da una delle donne più conturbanti e misteriose di sempre: Amanda Lear. Il brano è un'ode all'autoerotismo (ho fatto l'amore con me) ma trasuda anche una certa rivendicazione all'indipendenza spirituale (è mia opinione, si sa, di fare ciò che mi va) e sentimentale (e figuriamoci se io ci cascavo con te).Vi consiglio di guardare con una certa attenzione il video, che ci mostra la Diva in una mise a dir poco entusiasmante. Buon ascolto e buon primo maggio.

https://my.mail.ru/mail/bronislava301951/video/1954/3979.html

 Ho fatto l’amore con me
mi sono amata da me
e figuriamoci se
se ci cascavo con te (ah ah)

Ho fatto l’amore con me
per stare senza di te
è mia opinione si sa
di fare ciò che mi va (ah ah ah)

Domani sera cerco te
giorni feriali voglio me

Ho fatto l’amore con me
semplicemente da me
le braccia muoiono già
la testa è andata si sa (ah ah ah)

Chissà se lei se lui lo sa
chissà se tu se io chissà
chissà se lei se lui lo sa
chissà se lei se lui lo sa

giovedì 24 aprile 2014

Episodio 6: IL FRAGOLONE - Marco Marfè

Chiedo scusa a tutti i miei numerosissimi seguaci per la lunga attesa, ma sono certa di riuscire a  farmi perdonare grazie alla scelta accurata e ponderata del brano della settimana che, stavolta, è estremamente contemporaneo. L'autore di questa canzone lo avete sicuramente notato e amato in tv, è, infatti, uno degli illustri esclusi del programma X-Factor. Per l'esattezza è l'uomo-in-rosso che ha rispolverato il capolavoro di Pupo reinterpretandolo in chiave pop-dance e che poi con una tenerezza estrema ha salutato una per una tutte le sue ammiratrici.( https://www.youtube.com/watch?v=lohoNt0UMcI )


Da lì ho capito che questo ragazzo meritava di essere seguito...sentivo che prima o poi avrebbe espresso al meglio il suo talento...e infatti...il ragazzo scrive un testo particolarmente difficile da decifrare, che definirei quasi ermetico pur nella sua straordinaria natura orecchiabile, ecco il Fragolone:


IL FRAGOLONE

Frutta di stagione ce n'è tanta ma
una un po' speciale non può mai mancà
In estate, sulle spiagge in compagnia
puoi gustare come vuoi se c'è magia
Puoi trovare una piccola, quella normale
vuoi sapere di che parlo, che cos'è?

Notiamo innanzitutto un uso sapiente degli anacoluti, o per meglio dire una originale reinterpretazione della lingua e della sintassi italiana. Il senso comunque è questo: c'è UNA FRUTTA misteriosa che spunta in caso di magia, che può essere piccola o normale e che si è soliti consumare in spiaggia. La strofa si conclude con l'interrogativo che suscita la nostra curiosità, del resto già sollecitata dalla verve di questo ragazzo...ma passiamo al ritornello rivelatore:

Il fragolone
sutt'a doccia vann pazz sti guaglione
se lo guardi è veramente un'emozione
con la panna vene voglia 'e to mangià
Il fragolone
non è vero che è soltanto di stagione
se lo vuoi pure anche d'inverno puoi gustare
questa frutta dapertutto puoi truvà

Finalmente capiamo che QUESTA FRUTTA è il Fragolone. Ora, va bene che è ormai opinione comune che non esistano più le mezze stagioni ma qui qualcosa non mi torna: io sulle spiagge ho sempre visto meloni, pesche e cocomeri ma di fragole ne ho viste davvero poche. Ma qui si tratta forse di fragole speciali o fragole che diventano metafora, dal momento che puoi trovarle dappertutto e anche in inverno, ma metafora di cosa? Ecco la vera sfida esegetica. Senza contare che anche le dimensioni mi preoccupano: perché l'accrescitivo se puoi trovarla piccola o normale?

Fanne indigestione
qualche volta può far male
non si può evitare
questa frutta è una specialità
Il fragolone
è più buono con il succo di limone
è mondiale non ha nazionalità

 A voler pensar male l'accostamento alla panna della strofa precedente potrebbe far pensare a qualche metafora sessuale di dubbia eleganza, ma per quanto mi sforzi non riesco a renderla coerente con ill succo di limone...Nell'immaginario collettivo degli accostamenti alimentari a scene erotiche non mi sembra di ricordare il succo di limone, ma sono assolutamente curiosa di sentire le vostre opinioni (nonchè acri esperienze personali) al riguardo. D'altra parte si rafforza l'idea che non si parli di fragole vere e proprie dal momento che al frutto viene attribuita una diffusione mondiale. E' anche vero, però, che nei tempi in cui viviamo i russi mangiano spaghetti e noi possiamo tranquillamente decidere di intingere "i  pitticelli i mulingiani" nella salsa di soia...ma che la canzone prenda posizione in questioni di globalizzazione mi sembra troppo persino per il nostro Marfè!

Piace da morire, non so cosa c'è
che quando l'assaggi mette dentro te
Una voglia pazza adrenalinica
solo chi lo prova poi lo giudica
Ti fa bene, non ingrassi
è il frutto dell'amore
zuccherato al punto giusto è veramente ok

In questa strofa ci sono molti elementi che riconducono alla metafora sessuale (la voglia pazza adrenalinica, il frutto dell'amore), ma a me restano dei dubbi: potrebbe essere semplicemente un'ode al frutto, esaltandone magari le componenti afrodisiache. Che le fragole fossero buone buone ce lo aveva già detto Luca Carboni ma questa dissertazione più dettagliata spiegherebbe la panna, il limone, lo zucchero...anche se non sarebbe coerente con tutti gli aspetti naturalistici (del resto dopo le domeniche d'agosto con la neve dovevamo aspettarcelo che la Campania non fosse sede di studi metereologici) ma in fondo il bello dei testi ermetici è proprio questo: lasciano al fruitore la possibilità di trovare sempre nuove sfaccettature di significato su cui riflettere, e del resto: SI STA COME D'INVERNO SULLE SPIAGGE I FRAGOLONI.

martedì 8 aprile 2014

Episodio 5: UAKADI' UAKADU' - I NUOVI ANGELI


 PREMESSA: Questa canzone non dovrebbe assolutamente stare in questo blog, questa non è una canzone brutta, questa è una delle mie canzoni preferite in assoluto. Se la trovate qui è solo perché ormai i gusti degli ascoltatori di musica di questo decennio non sono più in grado di apprezzare certe sonorità e purtroppo la maggiorparte di voi avrebbe collocato questo capolavoro in questo cerchio infernale.


Il PCI della settimana è un brano dei favolosi anni '70, portato alla ribalta dai Nuovi Angeli, un gruppo folgorante che sicuramente tutti voi ricorderete per le hit Donna Felicità o Singapore, brani che hanno fatto la storia delle musica beat italiana. In realtà però questo brano non è interamente farina del loro sacco. Si tratta, infatti, di una traduzione (fatta nientepopo'dimenoche da Roberto Vecchioni, ora capirete perché lo hanno proposto per il Nobel - oppure capirete perché non gliel'hanno dato -)di un pezzo di Daniel Popp del 1971: Wakadi Wakadou, che trovate qui https://www.youtube.com/watch?v=-IWUIrdYx2s e che vi consiglio vivamente di ascoltare perché ne vale davvero la pena (anche perché scoprirete che il francese può essere molto simile al giapponese). Questa volta la mia analisi sarà davvero minimale dal momento che il testo è di una chiarezza disarmante (eccetto un punto su cui si accettano delucidazioni), ma tenterò di approfondirne insieme a voi il valore pedagogico. Ma prima la fase più importante: l'ascolto!



Basta dir Uakadì Uakaduù
dopo un pò, quando lei non vuol più,
la più bella che ci sia
non resiste alla magia,
basta dir Uakadì Uakadù.

Il Uakadì Uakadù è dunque una sorta di formula magica, praticamente l'equivalente anni '70 dei filtri d'amore della letteratura d'oc e d'oil. Neanche la donna più algida può restare impassibile al fascino di questo mantra. La struttura metrica è quella di 3 strofe da 5 versi rimate secondo lo schema aabba intercalate da un ponte che interrompe lo schema rimico.

Non dir mai, se c'è lei, Uakadì
senza poi anche dir Uakadù,
che l'effetto non è più
quello che volevi tu,
devi dir Uakadì Uakadù.

Come ogni incantesimo che si rispetti anche nel Uakadì Uakadù è importante rispettare il rito in ogni sua parte: le due parole vanno pronunciate di seguito l'una all'altra, altrimenti gli effetti dell'elisir d'amore non saranno quelli auspicati.
Una goccia sembra l'oceano
se le dici Uakadù,
la tua zattera
senza l'albero
mille notti volerà.

Eccoci alla strofa non rimata che è secondo me anche la più oscura da decifrare. Dopo anni e anni di speculazioni filologiche e filosofiche sull'immagine della zattera senza albero (che qui vi risparmio) mi piacerebbe sapere se qualcuno di voi ha delle ipotesi interpretative. Sono certa che potrebbe essere un terreno di discussione fertile e prolifico.

Basta dir Uakadì Uakadù,
lei ci sta e le piace di più,
ma che carica le dai,
gira e non si ferma mai,
basta dir Uakadì Uakadù. 

Speculazioni a parte, ciò che conta è che voi uomini, abbiate imparato finalmente a conquistare una donna. Inoltre questa ultima strofa sembra volerci suggerire che le paroline magiche funzionino anche da afrodisiaco nell'atto fisico dell'amore...quindi ripetete insieme a me: Uakadì Uakadù!!!

mercoledì 2 aprile 2014

Episodio 4: SUCCHIATI UNA MENTA - VALENTINA FARCI





Finalmente, anche se con un po' di ritardo, eccovi - a grande richiesta - il PCI (Piccolo Capolavoro Incompreso) della settimana. Stavolta si tratta di un pezzaccio dance, quindi ripescate dagli armadi i vestiti inguardabili degli anni '90 e filate a ballare questa canzone. Purtroppo il web è avaro di notizie su Valentina Farci, con sommo gaudio ho però notato che questa canzone è citata da quasi tutti gli appassionati di trash-music anche se nessuno si è soffermato più di tanto ad indagare il significato sociale che si nasconde dietro questa hit, ma bando alle ciance e ascoltiamola:

 ed ecco il testo con tanto di commento:


Succhiati una, succhiati una, succhiati una, succhiati una,
succhiati una menta, menta
Sballi anche quella, testa!
Succhiati una menta,  menta
Che sia bella fresca, ghiaccia

Nonostante il verbo succhiare possa apparire come provocatorio, per comprendere il testo non dobbiamo lasciarci fuorviare da maliziosi doppisensi. Per ora ci limitiamo a notare il lessico cciovane (testa, sballi, ghiaccia) ed il ritmo martellante che ti fa rimpiangere gli Eiffel 65 e Gigi D'Agostino.

Megadoccia antisfiga di una settimana veramente no
Tutto all’ultima moda anche se qualcosa va adattata un po’
Mezzanotte al muretto poi si parte di brutto tutti in compagnia
Qualche stupido inizia a bere birra prima ancora di andar via
E chi cerca le emozioni magiche a buon prezzo vendute in pillole
C’è lo scemo di turno che se la farà

 La bellezza di alcune canzoni deriva dal fatto che con poche parole riescano a tratteggiare nitidamente una certa atmosfera...ebbene, qui basta la parola muretto a trasportarci in un sabato sera tra adolescenti di provincia negli anni '90. In questa strofa iniziamo a capire che il testo ha un chiaro messaggio sociale: vengono descritti le abitudini pericolose degli adolescenti che cercano il divertimento a tutti i costi: alcool ed emozioni-magiche-in-pillole. Il lessico cciovane continua a farla da padrone (antisfiga, di brutto) ma a colpirmi è soprattutto l'allitterazione del nesso tt (settimana, tutto, adattata, mezzanotte, muretto, brutto, tutti) che rende tutta la strofa difficilmente pronunciabile se si ha una mentina in bocca.

Vedi quelli che credono di stare in gara in mezzo ad un rally
Altri fanno a botte per gridare al mondo: "guarda sono qui"
Questa vita che corre noi ce la giochiamo già così com’è
Non ci sono emozioni magiche ci sei soltanto te
È speciale la notte il sabato con la musica a mille e un fremito
Mentre balli ti senti in estasi

Continua la descrizione dei pessimi comportamenti giovanili: le corse in macchine e le risse. La nostra Valentina vuole suggerirci che non c'è bisogno di queste cose per divertirsi, basta la musica ed arriva l'estasi (geniale il termine che si contrappone al nome della droga, finora citata solo con il generico termine pillole). ps. Stavolta l'allitterazione è del suono ll (quelli, rally, mille, balli).

Megadoccia antisfiga di una settimana veramente no
Tutto all’ultima moda anche se qualcosa va adattata un po’
Me ne sbatto di emozioni magiche a buon prezzo vendute in pillole
Mentre ballo mi sento in estasi

Tralasciando il riferimento alla doccia settimanale (si sa che gli adolescenti prestano poca cura all'igiene personale) e l'attenzione all'ultima moda direi che ormai il senso della canzone è chiaro: "Ragazzi, lasciate perdere alcool e droghe...piuttosto succhiatevi una menta!"

mercoledì 19 marzo 2014

Episodio 3: COSTRETTO A VENIRE - RAGAZZO SEMPLICE (e il suo Complesso)

Ecco la canzone della settimana. Stavolta ho deciso di allontanarmi dai tanto amati e proficui anni '80 per deliziarvi con una perla contemporanea, del 2009. L'autore è Ragazzo Semplice ma non lasciatevi ingannare dal nome d'arte perché Ragazzo Semplice si occupa di cose serie, di vitale importanza...e questa canzone ne è l'esempio lampante. L'autore sembra ispirarsi ai grandi cantautori italiani ma anche al pop inglese degli anni '60 (come si evince dalla sua pettinatura).In realtà la mia analisi sarà molto breve dal momento che il testo non lascia spazio ad immagini retoriche ma è assolutamente cristallino.
Ascoltiamo Costretto a Venire:

E ora leggiamo insieme il testo:
(parlato):ogni essere umano è costretto a venire.
 
Ogni uomo è costretto a venire
non c'è niente di male, di immorale o volgare
tutti quanti lo sanno, tutti quanti lo fanno
alcuni vogliono nasconderlo e poi si chiudono in bagno
soffocare il desiderio dell'istinto primordiale
è il peccato più mortale che qualcuno possa fare
solo l'ipocrita può pensare che l'astensione è salutare
e avere poi la presunzione di sapersi controllare

 
Il Ragazzo Semplice ci sta dicendo di assecondare le nostre pulsioni più recondite, di non vergognarci della nostra sessualità. E' ridicolo far finta che queste non condizionino profondamente le nostre vite, critica le scelte ascetiche o presunte tali e ribadisce la condizione di Uomo subordinato al suo istinto. Mi limito a constatare che risulta particolarmente efficace la scelta del verbo costringere del primo verso che rafforza l'idea di inevitabilità del sommo gesto da cui dipendono le sorti dell'Umanità.
 
ma io sono un uomo e son costretto a venire
non dipende da me io dipendo da te
ogni uomo è costretto a venire
è la natura che lo vuole


Ed eccoci al ritornello liberatorio, allegro e scanzonato come chi ha da tempo rinunciato alle convenzioni sociali e al pudore precostituito. Non c'è niente di cui sentirsi colpevoli: viene demandato tutto alla natura e anche alle donne (io dipendo da te è un chiaro riferimente alle donne che, con la loro bellezza, si divertono a tormentare gli animi inquieti degli uomini).

tutto nasce quando scopri che può fare la tua mano
per le prime cento volte non riesci a andarci piano
poi germoglia tutto a un tratto il bisogno dell'unione
contrapporsi all'attrazione è per Dio una delusione

è diffuso ultimamente il pensiero stranamente
che son le stupide persone a voler quello solamente
se così stanno la cose la stupidità è un pregio
che tra tutti i sapientoni oggi incontro sempre meno

Il riferimento alla mano era d'obbligo e in realtà si colloca all'interno di una tradizione già consolidata da personaggioni come Umberto Tozzi (manchi ad una mano che lavora piano) e Lucio Dalla (e con dolcezza è partita la mia mano). Viene citato Dio, e ciò rende quasi mistica la vocazione dell'eiaculatore che viene difesa anche dall'accusa di ignoranza, come se solo le persone incolte si abbandonassero all'amore carnale. Anzi il nostro propone quasi un capovolgimento dei valori dei benpensanti: se così stanno le cose la stupidità è un pregio.

chi odierà queste parole non si aspetti certamente
da parte mia una discussione già da ora gli do ragione
e gli auguro ogni bene e di pensarla come vuole
tanto io continuerò a sorridere all'amore

Il Ragazzo Semplice vuole esporre la sua teoria senza però imporla, (e qui SICURAMENTE il giovane ha in mente Voltaire). Che questa sua serenità interiore derivi proprio dall'essersi posto al di fuori di ogni tabù? Meditate gente, meditate!!!