mercoledì 15 ottobre 2014

Episodio 11: SKIZZO SKIZZO - Jo Squillo

Parlando di musica una delle domande ricorrenti è : " E tu che genere ascolti?". Spesso la risposta a questa domanda sarà determinante ai fini delle vostre relazioni perché il mondo della musica è un continuo guardarsi in cagnesco: c'è il rockettaro che snobba il rapper; c'è il metallaro che disdegna il grunge; ci sono tutti gli altri che maltollerano i neomelodici; c'è l'hipster che disdegna tutto il cucuzzaro e così via...e invece ragazzi...il mondo della brutta musica è un fantastico esempio di democrazia: tutti i generi possono vantare una canzone brutta. Persino il punk, genere fico per eccellenza, ci regala delle emozioni da brivido (e da convulsioni).


L'artista di cui parleremo oggi è un'icona del trash, la donna che oltre alle gambe ha un universo immenso e più....Jo Squillo. Forse non tutti sanno che la nostra diva ha esordito negli anni '80 tondi tondi con una band dal nome catartico, le Kandeggina Gang e che dopo appena un anno decide di spiccare il volo da sola...e lo fa con questo pezzo:

 
SKIZZO SKIZZO

Squillo squillo
Sono io

Skizzo skizzo
Squilla squilla
Sono io
Squilla squilla

 Tanto per cominciare mi sembra interessante notare l'uso della K che a quanto pare dava un tocco trandy già agli albori degli anni '80 e che in questo brano è funzionale a creare(insieme al suono Q) un'allitterazione dura, quasi metallica, aggressiva e violenta fin dal principio del brano che vuole essere una drastica rottura con il modo di fare musica degli anni precedenti. Anche il montaggio del videoclip è frenetico e volutamente poco fluido al fine di destabilizzare il fruitore ancora poco abituato ad Mtv. Curiosa l'autocitazione dell'autrice che ci ricorda il suo brillante nome d'arte (come se potessimo dimenticarcelo).

Sempre in giro per la città
Un pò di qui un pò di la
A stare in mezzo a questa sfilata
 mi sento un po' imbarazzata

 Mentre si lancia in un balletto che neanche i ballerini di tip tap o le testimonial delle Lelly Kelly, la nostra artista chiarisce il significato del suo brano: vuole raccontare la dinamicità e l'effervescenza della sua epoca... Sorprende un po' l'utilizzo dell'aggettivo imbarazzata perché se avesse sul serio provato un po' di imbarazzo credo che avremmo perso gran parte della sua eccellente produzione discografica. L'uso improprio della preposizione a, però, ci riporta alla dimensione trasgressiva del testo. (la Squillo se ne infischia dell'uso delle preposizioni semplici...fuck yeah!)

Mi guardan tutti come se fossi una matta
Ci tengo proprio ad esser diversa
Non sono capace di stare normale
Non voglio infilare un vestito nuziale

 A questo punto potremmo chiederci dove vuole andare a parare questa volontà di rottura degli schemi, questa frenetica energia punk-rock, questo anelito di libertà...ebbene, a quanto pare la Squillo si ribella al matrimonio (che detta così ha una sua coerenza interna) , rifiuta le istituzioni e la banalità dell'omologazione , vuole spostare il confine tra normalità e follia. 

Squillo squillo
Sono io
Squillo squillo
I am free
Squillo squillo
I am me
Squillo squillo


La canzone apparentemente si conclude come è iniziata ma in realtà notiamo la volontà di aprire la musica italiana all'internazionalizzazione. Parole anglofone fanno capolino tra uno squillo e l'altro. Il ritmo resta martellante e adorabilmente beat-punk. Il brano è finito ma i gridolini isterici della cantante resteranno ancora per un po' a farvi compagnia...

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